"Hai mai provato a cercare Google su Google?". Una di quelle idee da cui è difficile liberarsi finchè non ci si prova.
Inizia così la webserie
Lost In Google, un riuscitissimo esperimento di video-produzione 2.0.
La serie racconta di Simone Ruzzo, una webstar alla ricerca di visibilità, che si ritrova risucchiato dal più grande motore di ricerca del web.
La particolarità della webserie è data dall'
interattività con gli utenti di youtube, principale canale di diffusione della serie: gli utenti sono invitati a commentare per aiutare Simone a ritrovare la strada per il mondo reale.
I
commenti più originali e simpatici vengono utilizzati per la
sceneggiatura dell'episodio successivo (
http://lostingoogle.fanpage.it/come-funziona/), rendendo così la serie la prima produzione guidata dagli utenti, in piena filosofia 2.0.
I ragazzi di
The Jackal, la casa di produzione di Lost in Google, sono pienamente consapevoli dei linguaggi utilizzati e dei meccanismi virali che scaturiscono da ogni singolo episodio. Sostengono a proposito che per comunicare efficaciemente sul web sia necessario raccontare
storie adatte al mezzo, definendo in quest'ottica "Lost in Google" come una sorta di Odissea del web (
http://www.ninjamarketing.it/2012/04/24/the-jackal-i-videomaker-piu-social-del-tubo-italiano-intervista/).
La serie, composta da sei episodi (incluso l'episodio pilota), ha collezionato finora quasi
2 milioni di visualizzazioni, con un trend ancora in crescita.
Fra gli episodi fanno anche la loro comparsa personaggi famosi fuori e dentro il web da
Willwoosh a Maccio Capatonda, da Claudio di Biagio (di Freaks!) a
Caparezza.
The Jackal ha perfettamente capito come far diventare un contenuto web
viral e contagiare tutto il resto; la partecipazione degli utenti, la citazione dei fenomeni più popolari del web, la simpatia e l'originalità dei contenuti, rendono infatti questa serie
impossibile da non condividere.
Lost in Google è viral a pieno diritto.
Se ve lo siete persi, tutto inizia da qui: