Da quando è stato piazzato sul mercato, il titolo "in blu" è sceso da 38 a 22 dollari.Ma Facebook rassicura sulla sua solidità e si muove per dimostrare sempre di più al mercato e agli inserzionisti il valore della sua pubblicità sociale.
Il vantaggio del web è quello di poter misurare il ritorno di investimento (ROI) immediatamente:
si possono tracciare le visualizzazioni, quanti click, quanti mi piace, quanti acquisti online vengono effettuati a fronte di una promozione.
Ma la pubblicità non sempre offre un riscontro immediato e non sempre questo avviene online.
Come fare dunque a tracciare il plusvalore del social advertising quando questo non si converte sul web ma nel mondo reale?
Qui entra in gioco Datalogix, un'azienda americana che raccoglie i dati di tutte quelle catene che hanno una carta fedeltà.
Datalogix, infatti è in grado di tracciare gli acquisti che 70 milioni di famiglie americane fanno nei negozi.
Facebook e Datalogix firmano dunque un accordo che con un incrocio di dati consentirà a Facebook di fornire agli investitori prova di quanto vale la sua pubblicità anche al di fuori del web.
Si prendono i dati degli acquisti li si incrocia con quelli delle inserzioni di Facebook, si misura la percentuale di acquisto in negozio per chi è stato esposto alla pubblicità e la si compara a quella di chi non lo è stato... ed ecco fatto:
tracciati dal browser al supermercato!
I dubbi sulla privacy nella gestione di questi dati vengono immediatamente sedati dall'ufficio stampa che spiega che i dati vengono scambiati solo in forma aggregata e anonimizzata.
Funzionerà? Ovviamente solo in USA, ovviamente solo per acquisti effettuati all'interno del circuito coperto da Datalogix e ovviamente a patto che si riesca ad associare la carta fedeltà (normalmente familiare) agli account facebook (normalmenti personali).
Secondo Facebook i dati sull'impatto in negozio, potrebbero permettere di ottimizzare le campagne incrementando del 40% il ROI.
Intanto sarà interessante, globalmente, poter misurare, seppure in un settore ridotto, quanto la pubblicità online influenzi il consumatore per quei prodotti che però si comprano sugli scaffali e non sul web.